Le elezioni in Austria

«Il Socialista», a. II, n. 32, 1 dicembre 1945, p. 1.

LE ELEZIONI IN AUSTRIA

Il partito socialista austriaco è stato battuto per pochi seggi (72 contro 80) dal partito popolare cattolico insieme al quale ed ai comunisti, che hanno ottenuto tre seggi, governerà in coalizione la risorta repubblica. Ma se il risultato totale ha deluso le speranze dei socialisti in una maggioranza assoluta, bisogna osservare il particolare valore rivestito dai risultati elettorali di Vienna dove il 60% dei votanti ha scelto la lista rossa come è avvenuto a Graz e negli altri centri maggiori mentre il sud tradizionalista ha dato la vittoria ai cattolici.

Cosí Vienna riprende la sua tipica fisionomia socialista, e i suoi operai, impiegati, intellettuali riprendono la loro opera di tenace costruzione con cui dopo il 1918 avevano trasformato la vecchia capitale degli Asburgo in un esempio magnifico di socialismo calato dalle formule nella realtà delle grandi cooperative operaie, delle scuole gratuite, degli ospedali del popolo, dei nuovi quartieri Carlo Marx: quei quartieri che si trasformarono in fortezze quando gli operai viennesi combatterono la loro eroica e sfortunata lotta contro la reazione di Dolfuss che stroncò un movimento cosí prospero e ricco di avvenire.

Ed ora che la Vienna socialista rinasce e il rosso delle bandiere della gioventú socialista torna a ravvivare il bianco grigiastro della città di Maria Teresa, non bisogna dimenticare che i viennesi celebrano una rinascita da anni assai lontani e assai precedenti all’annessione nazista del ’38, assai precedenti al tragico marzo di Seyss-Inquart e degli inutili sforzi di un fronte patriottico in cui, per l’occasione, si permetteva il risorgere tardivo e provvisorio delle formazioni di sinistra.

Mi ricordo che alcuni mesi dopo l’Anschluss due tranvieri conosciuti in un piccolo caffè vicino al Danubio, saputo che ero italiano mi dissero con un gesto amaro di rimprovero: «Dolfuss!», e alla mia richiesta di spiegazione risposero dicendo che il governo italiano li aveva traditi dimenticando le promesse fatte a Dolfuss e Schuschnigg, di difesa contro Hitler, ma soprattutto aveva provocato la rovina austriaca quando aveva aiutato Dolfuss nella sua spietata repressione contro gli operai viennesi. Quel discorso mi è tornato in mente durante le elezioni di domenica scorsa come spiegazione della votazione socialista del popolo viennese, che ricorda la sua storia e sa per esperienza che al fascismo si arriva soffocando la classe lavoratrice, spegnendo la salvaguardia piú seria della libertà popolare.

Infatti quando i reazionari austriaci videro dopo l’altra guerra il progressivo successo del Partito di Otto Bauer e Renner che avviava il paese a forme di sostanziale democrazia, sollecitarono il tradizionalismo delle masse contadine e dei piccoli proprietari, suscitarono le tendenze autonomiste del Tirolo, sfruttarono forze sane ma paurose di sconvolgimenti e di novità, e riuscirono con Schober a conquistare di misura il governo. Poi trovarono presto intollerabile la presenza di un forte movimento operaio e volsero le forze militari contro i socialisti in giornate sanguinose che Vienna ben ricorda. Il moderatismo conservatore si fece cruenta reazione e Dolfuss macchiò le sue mani nel sangue degli operai viennesi. Poi fu trucidato dai nazisti e la sua figura fu colpita da una diversa luce di sacrificio, ma certo egli non fu quel mite agnello che tanta stampa volle presentare, e l’ucciso del ’34 era pure l’uccisore di poco tempo prima.

Tutto ciò è passato: Vienna torna alla sua libertà socialista, il nuovo partito popolare avrà certamente imparato a non dividersi dalle forze di sinistra e tutto lascia sperare che non sorgeranno nuovi Dolfuss a tentare di infrangere la forza delle organizzazioni rosse con l’unico risultato di aprire la strada a nuove avventure.